
Tra meno di mezzora mi passano a prendere per partire.
Erano probabilmente anni che aspettavo questo evento da quando da ragazzino avevo scoperto il trip-hop, bristol e la voce di Beth. Da allora sono cambiate tante cose per me, per loro, per la musica in generale, e soprattutto mi sono reso conto che se ne è andato quello spirito di estremo entusiasmo che mi accompagnava nelle trasferte importanti. Non sò esattamente cosa aspettarmi da questa serata, perchè la sto vivendo con uno spirito strano. C'è qualcosa di estremamente cupo nell'aria e forse questo è la cosa che mi accomuna di più con Third, il loro ultimo disco ancora non ufficialmente uscito ma già reperibile attraverso i canali non ufficiali. E' bello e buffo allo stesso tempo notare come se da una parte si percepiscano ancora i Portishead di una volta, dall'altra si noti il loro cambiamento. Sono ancora eterei, ma, come accennato prima, maledettamente cupi e stranamente somiglianti nell'atteggiamento con quello straordinario gruppo emergente, i To Kill A Petty Bourgeoisie, col il loro trip-hop tutt'altro che ammiccante e d'alto borgo. Come se la direzione presa da questo genere sia qualcosa che si respiri nell'aria. Dal periodo delle pubblicità delle automobili e dell'algidità sofisticata nella quale i Massive Attack sono affogati ripiegandosi in loro stessi, i Portishead sono tornati a quell'immaginario buio dei locali fumosi, solitari e sporchi. La voce di Beth, ancora più bella e consapevole di come me la ricordavo, viaggia sul filo del rasoio dell'essere angelica e maledetta, così come i synth e le campionature mai così minimalisti e la mancanza di qualsiasi elemento che non sia più che essenziale all'economia dei pezzi.
Non riesco più a trovare quella sensuale intimità che mi ricordavo e che in realtà neanche voglio più cercare. Quello che trovo e in cui mi ritrovo è una sorta di viaggio all'interno di una malinconia irrequieta che intrappola l'animo, e che è circondata da nient'altro che nero.
E sono passati 10 anni.
Erano probabilmente anni che aspettavo questo evento da quando da ragazzino avevo scoperto il trip-hop, bristol e la voce di Beth. Da allora sono cambiate tante cose per me, per loro, per la musica in generale, e soprattutto mi sono reso conto che se ne è andato quello spirito di estremo entusiasmo che mi accompagnava nelle trasferte importanti. Non sò esattamente cosa aspettarmi da questa serata, perchè la sto vivendo con uno spirito strano. C'è qualcosa di estremamente cupo nell'aria e forse questo è la cosa che mi accomuna di più con Third, il loro ultimo disco ancora non ufficialmente uscito ma già reperibile attraverso i canali non ufficiali. E' bello e buffo allo stesso tempo notare come se da una parte si percepiscano ancora i Portishead di una volta, dall'altra si noti il loro cambiamento. Sono ancora eterei, ma, come accennato prima, maledettamente cupi e stranamente somiglianti nell'atteggiamento con quello straordinario gruppo emergente, i To Kill A Petty Bourgeoisie, col il loro trip-hop tutt'altro che ammiccante e d'alto borgo. Come se la direzione presa da questo genere sia qualcosa che si respiri nell'aria. Dal periodo delle pubblicità delle automobili e dell'algidità sofisticata nella quale i Massive Attack sono affogati ripiegandosi in loro stessi, i Portishead sono tornati a quell'immaginario buio dei locali fumosi, solitari e sporchi. La voce di Beth, ancora più bella e consapevole di come me la ricordavo, viaggia sul filo del rasoio dell'essere angelica e maledetta, così come i synth e le campionature mai così minimalisti e la mancanza di qualsiasi elemento che non sia più che essenziale all'economia dei pezzi.
Non riesco più a trovare quella sensuale intimità che mi ricordavo e che in realtà neanche voglio più cercare. Quello che trovo e in cui mi ritrovo è una sorta di viaggio all'interno di una malinconia irrequieta che intrappola l'animo, e che è circondata da nient'altro che nero.
E sono passati 10 anni.