lunedì 31 dicembre 2007

Panta Rei

Waterfall


Oggi finisce questo dicembre e soprattutto finisce questo 2007... è dall'inizio del mese che conto i giorni alla rovescia... un po' per esorcizzare, un po' per disperazione, ma soprattutto per segnare una linea netta alle mie spalle... chi mi conosce sà che questo non è stato un anno affatto facile per me... sono cambiate tante, forse troppe cose tutte assieme... e soprattutto il modo in cui sono cambiate e successe (e succedute) è stato spesso tuttaltro che il migliore che si potrebbe desiderare... alcune erano inevitabili e necessarie forse, altre del tutto a buffo (il modo romano per dire "gratuite") e mi hanno lasciato solo una profonda delusione dentro... ma il conto alla rovescia è finito, il 2008 è dietro l'angolo e dopo questo mese di inevitabile riflessione (anche a causa della vacanza forzata) ho solo voglia di lasciarmi la merda alle spalle e tirare la catena... come dice una mia carissima amica: "è ora di dire abbasta!"... non mi aspetto che l'anno prossimo cambi improvvisamente tutto (è da un po' che mi fido poco delle favole)... ma lascierò gli alibi dietro cui mi sono confortato in questo ultimo giorno di anno dispari... ogni cosa che mi porterà l'anno nuovo sarà la benvenuta...

grazie a tutti per quelli che ci sono stati quando avevo bisogno che ci fossero...
grazie a quelli che non ci sono stati quando è stato meglio che non ci fossero...
grazie alle persone nuove che ho conosciuto e mi hanno fatto del bene...
grazie a quelle vecchie e con cui continuo a condividere quello che amo (soci penso soprattutto a voi, ma non solo)...

e grazie alla Fotografia, la mia vecchia, fedele, e dolcissima amante...

ci si rivede l'anno prossimo...

buon anno con tutto il cuore

(Waterfall fotografia di Manuel Moavero)

martedì 18 dicembre 2007

Clark - Kalabrese and the Rumpelorchestra @ Auditorium


Eccoci di nuovo qui con il terzo appuntamento del Meet in Town, il festival mensile organizzato all'Auditorium Parco della Musica da Snob Production in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma. Diciamo subito che è stato un piacere tornare qui al teatro studio per la prima di queste due belle serate dicembrine, quella che ha avuto come protagonista la performance live di Chris Clark e che si conclusa con l'esibizione di Kalabrese + Rumpelorchestra.

Arriviamo poco dopo le 21, e dopo essere passati a ritirare il pass ed aver fatto la conoscenza della bella Serena dell'ufficio stampa Snob Production, ci rechiamo immediatamente presso il teatro studio passando davanti ai resti del banco del rinfresco organizzato per i "mattinieri" e allo spazio allestito per le video installazioni e le sonorizzazioni del progetto R.O.M.A. che accompagnano ogni serata del M.I.T. L'atmosfera della sala è quella rilassata a cui siamo ormai abituati, con le persone accorse accoccolate sul parquet o sui divanetti in fondo alla sala, oppure in piedi nei pressi del bar a sorseggiare un cocktail, mentre sui tre schermi giganti vengono proiettati i video di Videominuto.
Il palco è già allestito, ed oltre al laptop, effetti e controller vari sono presenti sulla piattaforma anche un synth ed una batteria acustica.

Chris Clark sale sul palco senza troppi complimenti, accompagnato da un batterista che l'accompagnerà per tutto l'inizio e per la chiusura del set, ed inizia immediatamente la sua performance. Devo ammettere che non ci aspettavamo la sua apertura di serata, ma c'è voluto veramente poco per entrare in sintonia con i suoni creati da questo producer inglese. I due musicisti sul palco si guardano un istante e si parte subito con il drumming potente della batteria. E' molto elegante il modo in cui Clark ci accompagna all'interno del suo caratteristico sound. Infatti sin dal primissimo pezzo, dalla stuttura molto rigida che ruota attorno a due arpeggi campionati di chitarra e dall'andamento sincopatico della ritmica, il pezzo piano piano si decostruisce, con i synth che entrano e si fanno piano piano sempre più acidi, instabili e mutevoli, con pause e riprese, silenzi e dilatazioni in un gioco ritmico in cui i vari elementi sembrano rincorrersi e sfuggirsi. E' un attimo farsi rapire. Il set continua con Herr Bar, la traccia di apertura del suo ultimissimo lavoro Body Riddle, ed eccolo ad allargare ulteriormente il "vocabolario musicale" che utilizzerà durante la serata. I suoni cristallini del synth ed i tappeti rumoristici di sottofondo richiamano alcune riminiscenze da ambient "cosmico" ma al tempo stesso l'andamento caldo e cadenzato della melodia dona al tutto una sorta di dolcezza contemplativa nella quale perdersi e farsi disorientare mentre il ritmo procede impazzito tra contrazioni e ripiegamenti su stessi. E' questa attitudine alla mutevolezza che questa stella della Warp Record ci mostrerà per tutta la durata del set. In più momenti ci sorprenderemo ad accorgerci dei cambio radicali di stile con cui gioca, senza però riuscire a ricordarci esattamente come sia avvenuto a causa della sua capacità camaleontica. Clark dimostrerà di volta in volta di essere a suo agio sia con le sonorità più ambient e riflessive che con quelle più serrate e ballereccie (per quanto il pubblico, completamente ipnotizzato, è sempre rimasto seduto alla "deriva") in cui ci fa intendere di non disdegnare affatto la cassa in quattro e sonorità che strizzano l'occhio alla house, che però reinterpreta con il suo personalissimo gusto.
Il momento di massima intensità probabilmente è stato raggiunto, come giusto che sia, a fine set con Herzog, uno delle composizioni più interessanti del suo ultimo disco. Il pezzo inizia come una nebulosa di suoni disorganizzati, in cui il main synth gira ipnotico attorno alle prima note del tema zoppo della conclusione, mentre tutto attorno il resto dei suoni crea una tensione crescente e mutevole, che si accumula mentre i primi bagliori iniziano ad esplodere tutto attorno fino a quando gli elementi si ricompongono nella loro interezza e armonicità, fino nella deflegrazione finale e nella lunga suite che ci porta, scomposti, a muoverci senza una direzione precisa. E' forse per questo che seppur veniamo abbandonati da lui solo dopo un altro, ultimo pezzo, non possiamo che essere riconoscenti per essere stati presenti.

Dopo il saluto di Clark sale sul palco Kalabrese e la Rumpelorchestra, che chiuderanno la serata. Il loro live era molto più incentrato su sonorità molto ballabili, ed è per questo che sin da subito hanno incitato il riluttante pubblico, ancora assorto, ad alzarsi in piedi e ballare. Il set si sviluppa in maniera onesta, proponendoci la loro house suonata, tra trombone, batteria, synth e voce, e le basi elettroniche minimali. Forse l'accostamento con Clark è stato un po' stridente (non tanto a livello ritmico, ma in quanto a complessità ed eleganza compositiva e soprattutto perchè non avremmo disdegnato qualche altro minuto in compagnia del primo artista), ma a conti fatti è stata una performance onesta e divertente.

giovedì 13 dicembre 2007

Stateless @ Init


Era da un po' che avevo addosso la curiosità di poter andare a vedere un concerto all'Init di Roma, a via della stazione tuscolana a pochissimi passi dal Circolo degli Artisti. Sarà perchè tante persone mi hanno parlato molto bene di questo posto e della sua capacità in passato di riuscire a distinguersi. Sarà per il fatto che il numero di locali che propongono musica dal vivo di qualità è sintomo di salute dell'attenzione musicale di una città (tutt'al più se si tratta di una capitale come la nostra). O banalmente sarà per l'opportunità di vedere dal vivo in un ambiente intimo ma di qualità uno dei progetti musicali d'oltremanica più interessanti di quest'anno. Morale della favola il 7 dicembre, in una serata di pioggia con un freddo da cani, non potevo perdermi questa serata.
L'Init è un posto essenziale ma molto accogliente. Da fuori si è subito accolti dal familiare acquedotto romano che fa compagnia ai coraggiosi fumatori della serata. Dopo la piccola anticamera adibita a biglietteria si entra invece direttamente nel cuore del locale. Un grande stanzone diviso in due ambienti, il più vicino dei quali con tavolini e bar, per poi proseguire nello spazio da concerto che si chiude con un bello e solido palco. La gente quella sera non era molta, complice forse sia il tempo che un leggero disinteressamento delle radio romane che non hanno adeguatamente supportato questo concerto, ma ciò non ha inficiato sulla qualità del concerto che andremo ad assistere e forse ha donato molto in intimità e calore.

La serata viene aperta dal set di Raffaele Costantino (come già detto in diverse occasioni già faccia nota e imprescindibile quando c'è di mezzo l'elettronica a Roma) che inizia a preparare l'ambiente dietro il suo laptop, con una selezione ritmica e di ambiente che ha creato l'atmosfera ideale per godersi una buona e fredda birra (dal prezzo onesto) al bancone del bar.

E' poco prima di mezzanotte quando Chris James e soci salgono sul palco per l'inizio del loro concerto, attaccando subito con Radiokiller, in una versione molto elettrica che richiama le cupe atmosfere di Bloodsport degli Sneaker Pimps. La band prende subito confidenza col palco, per niente disturbati dall'esiguo numero di persone e quasi invogliati a dare il meglio di sè per scaldare quelli presenti. Ci riescono maledettamente bene e sorprendo ulteriormente tutti i presenti quando come secondo pezzo ci propongono brano acustico, Junior, a metà strada tra Jeff Buckley e Sting, nella quale la voce melodica di Chris affianca quella calda e angelica di Justin Percival, il bassista del gruppo. Non penso di essere stato l'unico in quel momento ad aver avuto la pelle d'oca. Da qui in poi il concerto seguirà un crescendo graduale che ci porterà ad ascoltare praticamente tutti i pezzi del loro album omonimo fino a tutta la durata del concerto che è stata di poco meno di un'ora e mezza.

Il loro suono è profondo, con la parte ritmica perfettamente innestata con le basi elettroniche che non prendono mai il sopravvento ed il tutto si sposa magnificamente con la voce del frontman. Potremmo definirli quasi trip-hop ricollegandoli alle esperienze dei gruppi "a voce maschile" che li hanno preceduti (oltre ai già citati Sneaker Pimps, penso anche al progetto 13 & God dei Notwist, per non parlare della collaborazione e amicizia con Dj Shadow che sicuramente ha influenzato nella loro musica gli Stateless), ma sarebbe limitante visto che le loro influenze si estendono trasversalmente a tanta della produzione musicale londinese di fine anni '90, in primo luogo, è inutile negarlo, alle atmosfere intime e struggenti di Radiohead e Coldplay da cui hanno preso si molto, ma che sono riusciti a staccarsi per intraprendere la propria musica in maniera personale e caratteristica.

La sensazione che la serata ci ha lasciato è quella di essere stati molto fortunati di aver potuto vedere una band come questa in un ambiente così particolare e raccolto come l'Init. Sospetto che in futuro sentiremo ancora parecchio parlare di questo gruppo.


Mentre cercavo il titolo di quell'inedito acustico fatto al concerto all'Init mi sono imbattuto in questo video (che tra l'altro mi ha dato la risposta) live molto grazioso in cui c'è una bellissima performance di Junior (il pezzo in questione). Enjoy it :)


sabato 8 dicembre 2007

Port-Royal, Mammooth, Moka @ Circolo degli Artisti

Sebbene la notte del 6 sia stata caratterizzata da un freddo pungente e umido, ciò non ha impedito a tantissimi romani di recarsi, come di consueto, al Circolo degli Artisti in via casilina vecchia, per la serata di dicembre di KickIt! organizzata in collaborazione con la Snob Production.
Diciamo subito che la serata è stata una delle più convincenti di questa rassegna, data la qualità dei gruppi partecipanti che per quanto diversi e complementari tra di loro, avevano più di un aspetto comune. Ma procediamo per ordine.

Ad aprire la serata, poco dopo le 22, ci pensano i Moka. La sala stracolma di gente (anche più di quanto sarà nel resto della serata) fa subito intuire quanto questo gruppo romano sià molto amato nella capitale e dello zoccolo duro di fan su cui possono contare. Accompagnati da video proiezioni molto suggestive, questi musicisti ci presentano la loro musica, in bilico tra psichedelia, shoegaze e ambient. Notevole è la loro capacità di costruire suite dal forte contenuto emotivo che crescono, si sviluppano ed esplodono in maniera armoniosa e raffinata. In più di un momento (complice anche alcune proiezioni di carattere "ornitologico") abbiamo sentito forte la somiglianza con i Red Sparowes, che se da una parte può essere interpretato come una non ancora raggiunta indipendenza stilistica, dall'altra è sintomo di grande capacità tecnica sia esecutiva che compositiva, per non parlare del grande affiatamento sul palco. Bellissimo il pezzo con cui hanno chiuso, con gli inserti di theramin e tastiere sovrapposti al magma armonico delle tre chitarre, come a creare un mare di suoni ipnotici e liquidi che ci accompagnano fino alla conclusione dove la batteria torna in primo piano con un drumming furioso e catartico che risveglia prima del silenzio. Notevoli.

In brevissimo tempo il palco viene preparato per la seconda band della serata, i Mammooth, collettivo di musicisti aperto e indipendente della capitale, attivo ormai da dieci anni. Catalogare la loro musica non è esattamente una cosa semplice, soprattutto dopo un set come questo (durato quasi un'ora) in cui ci propongono un gran numero di pezzi, anche molto diversi tra di loro. Le sonorità che affrontano vanno dal rock psichedelico di matrice blues, all'elettronica, sopra le quali galleggia il cantato alle volte caldo e intimo, altre volte energico e viscerale di Riccardo Bertini. Ma se queste coordinate possono essere vere a livello sonoro, i loro pezzi invece seguono progressioni ai limiti del post-rock con i pezzi che in più di una occasione si dilatano attorno ai frammenti melodici accennati, oppure che si riaprono senza soluzione di continuità in esplosioni ritmiche serrate ed incalzanti che richiamano riminescenze post-grunge. Il risultato è un set interessante e vivo che, seppur stancando forse in alcuni momenti, si fa apprezzare fino in fondo.

Dopo l'ultimo pezzo dei Mammooth, ci prendiamo una piccola pausa per fare la conoscenza e scambiare due chiacchiere con alcuni colleghi nel freddo gelo della notte romana. Intanto nel cuore del circolo vengono smontati tutto il grand numero di strumenti delle band precendenti. E' mezzanotte passata quando sul palco, finalmente sgombro, vediamo salire il duo genovese accompagnato da un ragazzo (che per tutta la durata del concerto sembrerà affetto inspiegabilmente dal ballo di san vito) che si occuperà delle belle videoproiezioni che accompagnerà il loro set.


L'ultima volta che abbiamo visto i Port-Royal è stato a Villa Ada, all'apertura del concerto dei Blonde Redhead. In quell'occasione, per quanto il luogo fosse comunque suggestivo, non siamo riuscito ad apprezzarli giustamente, complice il troppo poco tempo a disposizione ed un sole che tardava a tramontare. Questa sera al circolo invece abbiamo avuto la fortuna di poterceli godere come meritano. L'acustica è stata all'altezza della situazione, prova del fatto che anche da questo punto di vista è stato fatto dall'organizzazione (dopo tutti i suggerimenti e le critiche) un buon lavoro fino in fondo.

Il concerto inizia partendo con la parte visiva, con il titolo del primo pezzo e le videoproiezioni che attaccano al crescendo della musica. Da questo momento in poi veniamo trasportati dai Port-Royal in quel mondo sognante e malinconico fatto di suoni elettronici rarefatti e distanti. Il tempo si dilata per tutta l'ora e mezza di concerto. I pezzi si alternano tra momenti più lenti e riflessivi del post-rock elettronico dei pezzi tratti dal loro primo lavoro, Flares, a quelli più ritmici e vitali di Afraid to Dance, mentre il duo, concentrato completamente dietro gli schermi dei macbook, comunica con noi tramite i messaggio di ringraziamento che, di tanto in tanto, ci mandano dallo schermo delle videoproiezioni dietro di loro. La loro è una musica che riesce ad emozionare e coinvolgere completamente, ed è stato incredibile vedere il pubblico del circolo non riuscire a fare a meno di muoversi su queste sonorità così particolari. Il set termina tra le facce ancora assorte del pubblico ed il sorriso dei musicisti che ci ringraziano prima di andarsene e lasciare a Raffaele Costantino il proseguimento della serata, con un dj set molto rilassato per permettere alla persone accorse di riprendersi prima di tornare a casa.

(Fotografie di Tamara che ringrazio di cuore).

giovedì 6 dicembre 2007

Aphex Twin a Roma: Motivi e Modi dell'Annullamento


APHEX TWIN A ROMA: MOTIVI E MODI DELL’ANNULLAMENTO

A seguito del nostro comunicato delle ore 12 di sabato 1 dicembre che annunciava la cancellazione del concerto a Roma di Aphex Twin previsto per lo stesso giorno, crediamo opportuno chiarirne le motivazioni vista la quantità di comprensibili richieste in tal senso pervenute dalla stampa come anche, e soprattutto, da parte di migliaia di spettatori e appassionati che abbiamo dovuto purtroppo deludere. Forniamo quindi una cronistoria degli eventi: dalle autorizzazioni per l’utilizzo della ex Fiera, prima informalmente concesse e poi negate con motivazioni estremamente discutibili ed incoerenti, alla ricerca di una location alternativa, considerata del tutto a sorpresa inagibile all’ultimo minuto (ma di una inagibilità ritenuta al tempo stesso sanabile, stranamente, in pochissimi giorni – assolutamente quindi né grave né strutturale). A corredo di queste spiegazioni (e di alcune inevitabili considerazioni a margine), riportiamo le parole di Ned Beckett, agente di Richard D. James (Aphex Twin) e suo portavoce ufficiale per tutto ciò che riguarda l’annullamento dell’esibizione a Roma. Parole in cui si esprime grande apprezzamento per l’operato di DNA Concerti e si esplicita l’intenzione di recuperare nel 2008 quanto sfortunatamente andato a monte lo scorso 1 dicembre – sempre con Aphex Twin come protagonista, e sempre se possibile assieme alla stessa produzione, ovvero DNA Concerti e Rialtosantambrogio.

APHEX TWIN A ROMA: CRONISTORIA (E CONSIDERAZIONI CONSEGUENTI)
Dopo aver confermato con l'artista la sua apparizione romana, DNA Concerti e Rialtosantambrogio individuano nella ex Fiera di Roma la location idonea, non fosse altro perchè da tempo divenuto insieme al Palazzo dei Congressi “il” luogo per gli eventi di musica elettronica destinati a un grande pubblico (lo stesso concerto di Aphex Twin nel 2005, il Cocoon Party dell'anno dopo, e tre edizioni di Amore, in attesa di sapere se la quarta, già annunciata, vi si terrà davvero, come fin qui pubblicizzato). Il Gabinetto del Sindaco, competente all'utilizzo dello spazio, informalmente accetta e concede il padiglione 23, dove vengono svolti sopralluoghi e acquisita la certificazione di impatto acustico. Solo a prevendita e promozione inoltrate, lo stesso Gabinetto del Sindaco ufficialmente non autorizza l'utilizzo del padiglione adducendo vari motivi (rivelatisi nei giorni seguenti non veritieri), fino all’ultimo che vuole l’ex Fiera utilizzabile solo per eventi istituzionali, quindi non commerciali. A quel punto, fra la scelta di arrenderci e cancellare lo show, rinunciando alla possibilità unica di ospitare una delle quattro date mondiali per il 2007 di Aphex Twin, e quella di riprendere la ricerca di uno spazio alternativo e privato (che non avevamo peraltro del tutto abbandonato, pensando che “...non si mai”), abbiamo optato per la seconda, trovando peraltro in tempi molto rapidi una location appropriata: lo Zen Platz, struttura di imminente inaugurazione all'interno del LunEur che il caso benigno voleva pronta giusto per la data dello spettacolo. Purtroppo, nonostante avessimo preso tutte le precauzioni per assicurarci che non ci sarebbero stati intoppi, ci siamo scontrati contro un inatteso parere negativo dato del tutto a ridosso dell’evento dalla Commissione Provinciale di Vigilanza inviato a certificare l'idoneità tecnica dello spazio a ospitare manifestazioni. Riteniamo opportuno sottolineare che è previsto un secondo sopralluogo da parte della stessa Commissione per mercoledì 5 dicembre (a quindi quattro giorni di distanza), a conferma del fatto che le eventuali mancanze della struttura venivano giudicate rimediabili in poco tempo e, dunque, logicamente, non gravi o strutturali; eventuali manifestazioni che potrebbero tenersi nello stesso spazio da qui a breve potrebbero testimoniare quanto sopra. A nulla sono valsi i nostri tentativi presso il Comune di Roma al fine di recuperare in extremis lo spettacolo presso la ex Fiera, tanto è che nella mattinata del 1 dicembre ancora lo stesso Gabinetto del Sindaco ci vietava l'utilizzo del padiglione 23, e alle nostre preoccupazioni circa le migliaia di persone che sarebbero affluite all'Eur ci si rispondeva che era un problema della Prefettura di Roma.

Ora, qualche nota di merito:
1) Non si capisce con quale criterio e arbitrio la Segreteria del Sindaco conceda l'utilizzo della Ex fiera di Roma, luogo pubblico, ad alcuni sì e ad altri no
2) A Roma non esistono spazi idonei a svolgere iniziative di caratura internazionale adeguati alle 5000 persone
3) Con quali giustificazioni ora il Comune di Roma concede l'ex Fiera per Amore 08, senza porsi, per questo evento, questioni e scrupoli legati al carattere commerciale dell'iniziativa (previsto un biglietto di ingresso a 35 euro), e addirittura lo assume magari ad evento istituzionale?

Per noi è impossibile non assumersi delle responsabilità di fronte all'annullamento, all'ultimo minuto, di un evento di questa portata e importanza, annullamento che coinvolge e danneggia migliaia di appassionati, delle cui vicissitudini conseguenti a quanto accaduto siamo perfettamente a conoscenza.

Resta la convinzione di aver fatto quanto possibile per regalare a queste persone il concerto di Aphex Twin nonostante i tanti ostacoli incontrati. Ma ci sembra anche inevitabile portare l'attenzione sulle vere ragioni che hanno reso questo concerto impossibile, riconducibili da un lato alla più volte menzionata mancanza di spazi adatti a manifestazioni di questo tipo (in una città che si vanta di essere fra le prime al mondo dal punto di vista culturale), dall’altro alla mancanza di attenzione e sensibilità della sua Amministrazione sia nei confronti di un evento di tal portata nonché degli operatori che hanno messo la propria attività a repentaglio per assicurare la manifestazione nella città, facendolo – ci piace sottolinearlo – senza chiedere né soldi né contributi né patrocini, perché convinti che l’ organizzazione di grandi spettacoli musicali possa evitare di gravare sul bilancio comunale. Questo mentre la stessa Amministrazione, spiace constatarlo, l’attenzione e la sensibilità di cui sopra sembra invece darla ad altre manifestazioni, simili ma probabilmente non di maggior portata culturale, né necessariamente – dati di affluenza alla mano – più attese dal pubblico... Anche a nome dei tanti altri operatori che potrebbero raccontare storie simili a questa, crediamo e chiediamo che i tanti sforzi profusi e i risultati ottenuti giustifichino un diverso e più rispettoso trattamento da parte dell'Amministrazione, non fosse altro per continuare a credere di operare in uno Stato di Diritto. Vorremmo per altro chiudere questa nota con una sottolineatura di Ned Beckett, agente di Richard D. James (Aphex Twin) e suo portavoce ufficiale per tutto ciò che riguarda l’annullamento della data romana, questo per chi (comprensibilmente) può aver pensato che sia stato l’artista stesso a far annullare la data, non sentendosi in qualche modo tutelato:

Everything was perfect in terms of artist logistics / production etc.. Just a total bugger what happened in the end. Both me & Richard hold absolutely no feeling of this being DNA’s fault whatsoever. It’s easy to see that you were treated really bad by a short sighted council. [...] I am planning with Richard & the same promoters to make a bigger show happen in 08

Tutto è stato perfetto dal punto di vista di logistica e produzione dell’evento. E’ davvero una fregatura, ciò che alla fine è successo. Sia io che Richard non abbiamo minimamente l’impressione che ci siano state, sotto qualsiasi punto di vista, mancanze di DNA Concerti. E’ facile vedere che voi (DNA, ndr.) siete stati trattati veramente male da un’Amministrazione ottusa. [...] Io ho in programma di fare con Richard e gli stessi promoter un evento ancora più grosso nel 2008

(tratto da www.ondalternativa.it)

lunedì 3 dicembre 2007

Una volta non era così...

Vertigini (Giddiness)

Una volta non era così... non si viveva con questa paura assurda... sarà che eravamo più giovani e ce ne fregava cavolo di quella cosa chiamata "stabilità" che ora sembra essere la nostra primaria preoccupazione. Come zombie cerchiamo di trovare la nostra stabilità, sottoforma di dispositivo ritmico tra lavoro, famiglia, amici, interessi, sesso e/o amore. E se c'è una artimia (quando c'è una aritmia) si inizia a potare dal basso verso l'alto. La ricetta deve essere ripetibile e applicabile costantemente come una formula matematica, manco che la vita fosse un qualcosa su cui bisogna a tutti i costi applicare il metodo scientifico.

Una volta non era così... quando si scopriva qualcosa di nuovo, quando un elemento nuovo entrava nelle nostre vite non lo si valutava al microscopio, soppesandone pregi e difetti... era più bello... ci si buttava e lo si assoparava fino in fondo vedendo fin dove avrebbe potuto spingerci... alle volte andava male, ma cmq avevamo abbastanza succhiato da quell'esperienza da sentirci migliori a prescindere dai segni che ti lasciava... non avevamo niente da perdere a provarci ogni volta e tutto da guadagnarci a prescindere dal risultato... sempre e cmq...

Oggi la paura ci attanaglia... siamo così diffidenti quando ci succede qualcosa di bello che non sappiamo più godercelo... si preferisce non stare bene subito, al rischiare di star male dopo... e per evitare che vada male dopo la si fa andare peggio adesso... questa cosa è terrificante... ma come diavolo facciamo... anzi... come diavolo fate...non mi ci metto più in mezzo anche io... non credo proprio che questo sia giusto e se pensate che ora abbiate qualcosa da non rischiare di perdere vuol dire che non vi meritate proprio un cazzo di niente...

(foto: Vertigini, Manuel Moavero, 2007)

domenica 2 dicembre 2007

La manutenzione

Ok, è una boiata, ma è divertente e fatta bene, e così rende più sopportabile questo pezzo che alla fine è quello più scontato del disco. Fatevi ste du risate ;)