sabato 27 ottobre 2007

Sogno di Fuoco #2 (ad occhi aperti)

Across a wire

...quella sera ero in macchina da solo... era stata davvero una brutta brutta giornata... di quelle in cui la rabbia ti assale e il senso di impotenza ti brucia lo stomaco e l'unica cosa che puoi fare è strangolare il volante... senza rendermi conto mi perdo... avevo sbagliato qualche strada e mi ritrovo in mezzo all'ovunque... arrivato ad una sorta di fattoria da cui partiva una strada sterrata faccio inversione e torno indietro... guardo la strada da cui sono venuto ma continuo dritto ignorando il bivio e puntando diretto per le colline... verso altro niente... dopo km di sconosciuta campagna la strada inizia a salire...
Improvvisamente vedo ovunque questi fili sospesi a mezz'aria che sovrastavano il cielo... i tralicci spuntano dappertutto ed il sole si stava spegnendo in lotananza... sembrava di essere in un sogno... a perdita d'occhio c'erano solo solitari alberi d'acciaio, come degli eremiti, che si toccavano l'un l'altro attraverso questi fili...

...sono sceso dalla macchina...

...il resto lo potete vedere...

mercoledì 24 ottobre 2007

Heima - Sigur Ròs


Che cos'è Heima? E' un documentario che parla dell'Islanda attraverso le sue immagini al confine del mondo. E' il racconto di quelle due settimane di concerti in in cui il gruppo ha voluto rendere omaggio ai luoghi e alle persone tra cui sono cresciuti. Ed è la storia del ritorno "a casa, nella terra natale" (le due accezioni di questa parola islandese) dei Sigur Ròs.
La pellicola inizia tra immagini di cascate che scorrono al contrario e tra quelle delle purissime gocce d'acqua che tornano al ghiaccio che le ha liberate, forse la più azzeccata metafora con la quale descrivere questo particolarissimo gruppo. Perchè se c'è una cosa che alla fine del film riusciamo a comprendere di queste persone è proprio questa algida, vivissima e incontaminata purezza. Dopo aver girato le più importanti città europee ed essersi esibiti davanti a milioni di persone è a casa loro che possiamo vederli emozionati, là mentre suonano nell'unico luogo di ritrovo di un villaggio sperduto nel quasi nulla, con le persone che li ascoltano scaldandosi bevendo un thè e riparandosi dal vento gelido che soffia al di fuori; oppure su quel prato sotto le montagne, con i bambini che giocano con rossi aquiloni ed un fuoco acceso di lato per far scaldare le persone che sono venuti a sentirli... a ritrovarli. E' in questo viaggio che li porterà a suonare indistintamente dall'ultimo angolo sperduto della loro terra fino a Reykjavik, la loro capitale, tra set acustici ed elettrici, con bande di paese, cantanti tradizionali islandesi o semplicemente loro quattro mentre suonano per loro stessi, nella loro intimità, che possiamo vederli e forse comprenderli un poco di più. Dopo aver visto questo film non penso si riuscirà più ad ascoltare un loro disco senza essere immersi da quelle immagini di luoghi lontani, senza immaginarsi il loro respiro che si condensa fuori dalla bocca ad ogni loro parola, ad ogni loro sorriso, ad ogni loro canzone. C'è questa sensazione di amorevole nostalgia per quei luoghi, per quelle atmosfere, che ti prende allo stomaco anche senza aver mai messo piede su quella lontanissima isola, e ti scorre lungo la schiena come un brivido che non riesci a controllare.

A parte il Live at Pompei, che per certi versi è agli antipodi, non riesco a ricordarmi un altro film musicale che mi abbia dato le stesse sensazioni che questa pellicola, Heima, è riuscita a darmi.

domenica 21 ottobre 2007

Walking in my shoes


Non ho mai affrontato tematiche del genere in questo Blog, ma sarà che è in momenti come questi in cui le fontane vengono dipinte violentemente di rosso che emergono tutti i legami profondi tra il sociale ed il culturale. Oggi parlando con mio padre mi ha raccontato questa storia. Un imprenditore anzi un industriale di Ascoli Piceno, dopo aver provato a vivere per un mese con lo stipendio di uno dei suoi operai, dopo essere arrivato al 20 del mese e aver finito i soldi, decide di aumentare lo stipendio a tutti i suoi dipendenti di 200€. Ora ovviamente non sappiamo nulla di questa persona, se sia possibile poter pensare male ed essere diffidenti a tutti i costi (il più cinico potrebbe dire che lo fa solo per pubblicità), fatto sta che questo gesto, questa presa di coscienza dal gusto ottocentesco-illuminato è a mio avviso di estrema importanza. Il rendersi conto che il bene personale sia dato anche dal bene delle persone che ci stanno attorno non è così scontato quando si parla di soldi. Beh spero di cuore di poter vedere la rinascita dell'Etica, principio stuprato, violentato e lasciato sanguinante in un vicolo anche dalle persone che dovrebbero difenderlo con le unghie con i denti (... chi ha detto "giornalisti"?).


Potete leggere di questa notizia su Repubblica.it

(Foto di Orsorama usata sotto licenza Creative Commons)

venerdì 19 ottobre 2007

A perfect Circle - Passive

Sarà che è da tanto tempo che non ascoltavo eMOTIVe, il terzo disco degli A perfect Circle, ma mentre ascoltavo Passive (una canzone che adoro per tutta una serie di motivi) mi è venuta la curiosità di vedere se mai fosse stato girato un video di questa canzone. Ho scoperto che in effetti era stato girato ed aveva a che fare con la colonna sonora di Costantine (film mediocre purtroppo che ha ben poco a che fare con Hellblazer, il meraviglioso fumetto da cui è tratto). Nel video si vedono i soliti spezzoni del film classici con ogni tanto la band vista in versione "infernale" (ovvero in negativo con tutte le deformazioni cromatiche del caso, con Maynard come al solito irriconoscibile). Beh ve lo riporto più che altro perchè la canzone è fantastica e Rachel Weisz bellissima, come al solito (e tre).


mercoledì 17 ottobre 2007

Hidden Shoal Recordings - "The Garden of Forking Paths"


Ci sono momenti come questi che vorrei avere un lavoro normale. Andare in un ufficio, farmi le mie ore stabilite di produttività variabile ma controllata, e tornarmene a casa, senza dover ogni mattina al risveglio lottare con quello che dovrei fare, con il quando ed il come. Soprattutto se sei una persona generalmente poco disciplinata e incline alla distrazione come me. Soprattutto quando hai l'impressione che hai sempre qualche cazzo a cui pensare e nell'imbarazzo della scelta tendi a rimanere immobile. Ecco probabilmente vorrei banalmente qualche cazzo in meno a cui pensare, trovare un metodo funzionale alla maggiorparte delle situazioni ed affidarmi a quello come una sorta di pilota automatico in caso di difficoltà. Sfortunatamente non è il mio caso e sono qui a cercare di trovare lo slancio per mettermi a fare quello che sono già un paio di giorni che rimando.

Cmq sarà che finalmente è arrivato l'inverno ed il mio stato d'animo diventa un succoso frutto di stagione, che spulciando qua e là mentre cercavo qualche informazione sui Dilatazione (uno dei gruppi che mi sono ritrovato ad amare di più in questo ultimo periodo e che stranamente non ho ancora mai recensito) mi sono imbattuto in questa compilation gratuita della Hidden Shoal Records (guarda un po', la loro etichetta). Ora non starò qui a parlarvi di ogni singola traccia del disco. Mi interessa solo dirvi che si tratta di una raccolta di pezzi dalla desolante e rarefatta bellezza. Forse riconoscerete pochi nomi conosciuti (forse nessuno) ma vi assicuro che la qualità generale di questi gruppi è davvero alta. Vale la pena di scaricarla anche solo per il titolo "Il giardino dei cammini che si dividono".
Troppo malinconico forse?
Nah, solo il giusto.

Cazzo è autunno dopotutto.

La potete scaricare interamente (e gratuitamente) qui.

Track Listing:
  1. Dilatazione – Wendy Carlos
  2. The Hero Cycle – Breathing In
  3. Sankt Otten – Maerchenwald
  4. My Majestic Star – It May Never Happen
  5. Tangled Star – The Fatal Shore
  6. Wes Willenbring – Sometimes
  7. Colour Kane – A Kiss in a Lowlands Meadow
  8. Moongoat – Anoint My Lips With Powder
  9. Slow Dancing Society – The Delicate Sound of Silence

martedì 16 ottobre 2007

TiltViewer 4 Flickr


Una delle cose più interessanti di flickr è la presenza impressionante di browser per gallerie create da terze parti. Questa è quella più affascinante che mi sia capitata di provare. Si chiama TiltViewer e permette di guardare le gallerie fotografiche degli utenti attraverso uno spazio tridimensionale completamente controllabile col mouse. Interessante sia esteticamente che funzionalmente.

Se vi va di dare un'occhiata potete provare cliccando qui

domenica 14 ottobre 2007

Radiohead - In Rainbows (Recensione)

Mi sono ritrovato a parlare di questo disco con un amico di last.fm e spontaneamente è uscita questa mini recensione. Ve la copincollo.

Io li seguo da tanto, ma non sono mai stato uno di quelli che li amano a prescindere... the bends l'ho detestato e hail to thief alla fine non mi ha impressionato... al primo ascolto In Rainbows m'è sembrato sotto tono... i riverberi delle chitarre troppo vecchio stile e in generale un disco poco consistente... senza una direzione precisa dove andare a parare.

Ma con l'ascolto ripetuto e disattento mi sono liberato di quello che sapevo di loro e sono emerse le strutture molto sottili e raffinate di questo disco, il fatto di non stupire con gli estremi del genere come kid a o amnesiac, ma puntare alla semplicità di mezzi, intesa come "solo la cosa giusta al posto giusto". Proprio durante un ascolto del genere mi sono trovato a rendermi conto (passando ad ascoltare seriamente questa volta) che per chi ha ascoltato tanto i Radiohead in alcuni momenti si verrebbe portati naturalmente ad anticipare l'andamento dei pezzi, della voce, della struttura, delle melodia. Ma ogni volta che si prova a farlo si rimane disorientati... Era questa la sensazione di mancanza di punti di riferimento. C'è stato un cambiamento radicale apparentemente nascosto ed invisibile, per questo i pezzi non si riescono facilmente a riconoscere... E' al tempo stesso l'estrema sintesi trasversale di tutto quello che hanno fatto fin'ora e un mutamento profondo di attitudine nella composizione di tutto il loro lavoro. Mi ha ricordato la stessa sensazione che ho provato ascoltando Remain In Light dei Talkin Head, anche se non sò esattamente perchè.

Forse è un cambiamento della stessa importanza di KidA e secondo me è davvero un grande album.

venerdì 12 ottobre 2007

Santo Niente, SospesoA @ Traffic


Saranno 10 anni buoni che aspettavo questo concerto, da quando per la prima volta misi nel lettore cd la colonna sonora di "Tutti giù per terra" film che meglio di tutti gli altri ("Jack Frusciante è uscito dal Gruppo" o "Cresceranno i carciofi a mimongo") era riuscito a rappresentare lo scazzo dilagante che attraversava gli anni '90. Quel cd è stato uno dei migliori spaccati della musica di quegli anni. Dai CSI agli Ustmamò, dai giovanissimi Marlene Kuntz ai Disciplinatha, agli Africa Unite fino ad arrivare ai Santo Niente, il gruppo di Umberto Palazzo che riuscì in quegli anni a portare le sonorità del post hardcore in Italia, con uno stile unico, unendo l'irrequietezza d'oltreoceano ad una intimità ed intensità tipicamente italiche. Da quella manciata di pezzi contenuti nella compilation (Divora e Storia Breve) mi innamorai di quelle sonorità e poco dopo ascoltai Aria e il loro secondo album. La sorte volle che da lì a poco si sciolsero. Passarono moltissimi anni da allora, senti parlare della riformazione del gruppo per opera di Umberto con l'uscita di "Occhiali scuri al mattino" l'ep che anticipò di qualche tempo "Il fiore dell'agave". Da allora piano piano mi riavvicinai. Ascoltai per la prima volta "La vita è facile" in parallelo con "Lungo i bordi" dei Massimo Volume e sentii il desiderio irresistibile di scrivere una recensione postuma di entrambi i dischi che potete trovare in queste pagine. Da lì è stata una questione di tempo e malgrado le serate romane siano piuttosto intense in questi giorni la scelta di stasera è stata piuttosto obbligata.

Il Traffic di via Vacuna è ormai una location storica qui a Roma, ed è ormai alla sua terza (quarta, quinta?) incarnazione. Una delle migliori che ricordo considerando la qualità dei gruppi che sono ospitati e dai prezzi così onesti da farti sentire in colpa.
Il concerto viene aperto con un pugno di pezzi dai SospesoA, una rock band che neanche a farlo apposta attinge a piene mani dalle sonorità del rock italiano di fine anni '90. Fanno una perforamance dignitosa che apre adeguatamente la serata. Subito dopo Umberto e il Santo Niente salgono sul palco, iniziando con due pezzi strumentali quasi a voler creare la giusta attesa prima dell'entrata della voce, con Fiction, e dei testi esplosivi e risentiti che caratterizzano l'opera di questo gruppo. Seguono i cavalli di battaglia dei vecchi tempi Aria, Cuore di Puttana e la velenosissima Storia Breve. Ma il concerto si evolve, così come l'espressione di Umberto, che sembra ripercorrere assieme al pubblico l'evoluzione della band, che l'ha portata dai ritmi serrati, energici, viscerali e quasi trucidi ad aprirsi verso sonorità più articolate degli ultimi lavori che risultano quasi dolci per contrasto. Il concerto quindi va avanti proponendo i pezzi del "fiore dell'agave" che spiccano per una nuova vitalità ma anche per l'assoluta coerenza con il resto dei pezzi suonati questa sera. Dopo aver esaurito la scaletta il gruppo esce un secondo , come di rito, per poi rientrare e proporci una vecchia cover dei Wolfango, Ozio e salutarci calorasamente in questa location che continua ad avere un'atmosfera ed un fascino irresistibile e d'altri tempi.

giovedì 11 ottobre 2007

Radiohead - In Rainbows


Questa non è una recensione, più che altro è un pensiero riguardante questo nuovo album dei Radiohead. A parte a livello musicale che dai primi ascolti pare ci sia stata una ulteriore evoluzione rispetto Hail to Thief (un maggiore equilibrio tra dilatazioni ed esplosioni ad esempio e strutture che mi sembrano più libere... quasi a tornare a certi momenti più psichedelici di ok computer) la cosa che mi premeva parlare era riguardo la forma di pubblicazione scelta dalla band. Infatti invece di affidarsi ad una etichetta (con tutto ciò che ne comporta a livello di prezzo al pubblico, di date di pubblicazioni e "strategie commerciali" in genere) i Radiohead hanno deciso di "pubblicarselo" da soli, anticipando quanto già annunciato anche da Trent Reznor dei NIN (dopo le brutte esperienze che ha avuto con la pubblicazione di Year Zero). Dicevo, i Radiohead se lo sono pubblicati da soli sul loro sito dove è possibile scegliere tra due forme.
La prima è quella associabile alle "collection edition" paghi online e te la spediscono. In culo a major e megastore. Nella confezione: Il cd con booklet, un doppio vinile, un secondo cd con tracce aggiuntive e contenuti multimediali vari (artwork, foto, etc.). Il prezzo è 40 sterle, che in effetti non è poco, anzi, però questa edizione in fondo è per i feticisti e magari è giusto così. Mi rode un po' per le tracce che l'altra versione non ha, ma non è da escludere che magari in futuro sia comunque possibile ottenerle in altro modo direttamente da loro. In fondo non è questo il punto.

E' il secondo modo di procurarselo che invece è staordinario. Evitando di essere troppo lungo vi dico solo che da oggi è possibile comprarlo a sottoscrizione. In pratica scegli tu quanto secondo te valga il download dell'album e immetti il corrispettivo in £ di conseguenza. E dopo aver pagato eccoti il download. Semplice e facile. Ora non sò se sia possibile mettere addirittura 0 come quota, io di mio la mia offerta l'ho fatta, e vi invito a fare lo stesso. Se tutti facessero così (sia chi pubblica che chi ascolta) la musica forse finalmente avrebbe il suo giusto prezzo e tutti se la potrebbero permettere.

Io torno ad ascoltare l'album.


domenica 7 ottobre 2007

Amari - Arpeggilove


Ho ascoltato qualche pezzo "rimediato" del nuovo lavoro degli Amari che uscirà la settimana prox. Seguirà sicuramente una esauriente recensione, ma intanto sposerei la prima femme che mi dedicasse questa canzone.

Amari - Arpeggilove

Mi sono innamorata di te

chè sei sereno e tranquillo
le tue parole volano alte
ma il bello è che non passan mai sopra me

Scivolano come pensieri di ieri
mi posso appoggiare un attimo lo sò
tu non crolli come gli altri
chiudo gli occhi e lo vedo è un attimo lo sò

Mi sono innamorata di te
perchè ami le mie cose come fossero un giardino
tu guardiano delle rose
ti addormenti qua vicino e starei sveglia per ore

Sei bello se sei nudo e non c'è niente
anche se c'è gente
se mi passi un accendino, se mi baci sulla fronte.
Se mandi tutto a monte

Mi sono innamorata di te
che non ricordi dove sono i miei occhi nemmeno

Mi sono innamorata di te
perchè sei timido davvero
ma dimmi perchè ora c'è un rumore bianco
certe tue frasi suggeriscono dell'altro.

Mentre strangoli il volante
tu che sei un bicchiere pieno
di bestemmie e di veleno
tu che non ricordi dove sono i miei occhi nemmeno

Mi sono innamorata di te
che non ricordi dove sono i miei occhi nemmeno

martedì 2 ottobre 2007

Gianni Berengo Gardin - Italiane. 50 anni di storia italiana al femminile

Oggi passando per caso alla FNAC di Porta di Roma, per comprare (guarda caso) un filtro UV, complice una straordinaria e piacevole mancanza delle solite migliaia di persone, ho potuto accorgermi della presenza (e chi l'aveva vista le altre volte che c'ero stato) di uno spazio allestito con una mostra fotografica di uno dei fotografi di Contrasto. La mostra, pensata per sostenere la campagna di Amnesty International "Mai più violenza sulle donne", è composta da alcuni straordinari scatti che hanno come soggetto la donna italiana e ne parla, senza utilizzare nessun ordine cronologico e con le didascalie ridotte a luogo e data, attraverso scene che vanno dalla semplice vita quotidiana a quella più mondana e di costume. A me è piaciuta davvero molto e se vi capita di farci un salto in mezzo alla settimana (il sabato ve lo sconsiglio per il caos) andateci che ne vale la pena.

Toh vi lascio ad un estratto della presentazione scritta da Carla Costamagna Martino , curatrice della mostra:

Abbiamo provato a suggerire un incrocio d'incontri. Con i volti e i contesti di queste anonime e straordinarie protagoniste di un pezzo di storia italiana. Con la nostra storia, quella personale o dei nostri genitori. Quella che ci portiamo dentro e che ci fa vivere queste donne - tutte, alcune - come se in qualche modo ci appartenessero, le portassimo dentro, fossero un pezzo di noi. -Ogni fotografia la fai con la tua cultura, anche se poi ognuno la osserva con il suo sguardo- dice Berengo, e ha ragione.