venerdì 27 giugno 2008

Cavie - Chuck Palahniuk

Il consulente
Una poesia sul Mezzano

"Se ami una cosa" dice il Mezzano, "lasciala libera."
Ma non stupirti se poi ti torna con l'herpes...

Il Mezzano sul palco, ciondala con le mani
affondate
nelle tasche della salopette.
Con gli stivali incrostati di merda secca di cavallo.
La camicia, scozzese. Di flanella. Con bottoni automatici color
madreperla.

Sul palco, al posto di un riflettore, il frammento di un film:
filmini di matrimonio in cui sposo e sposa si scambiano anelli
e si baciano per poi correre fuori, in bufere di riso bianco.
Tutto questo gli gocciala sul viso, ed il labbro inferiore del Mezzano
è teso a contenere un pezzo
di tabacco da masticare.

Il Mezzano dice: "La ragazza che amavo pensava
di poter avere di meglio".
Questa ragazza voleva un uomo più alto, molto abbronzato, con i
capelli lunghi ed il cazzo più grosso.
Che sapesse suonare la chitarra.
E così rispose "no" quando lui per la prima volta si inginocchiò
a dichiararsi.
E allora il Mezzano assunse un prostituto di nome Steed, una
marchetta che così si pubblicizzava:
capelli lunghi e cazzo grosso come un barattolo di chili. E disposto
a imparare quattro accordi.
E Steed finse di incontrarla per caso in chiesa.
Poi di nuovo in biblioteca.
Col Mezzano che pagava duecento dollari ad appuntamento,
e prendeva appunti quando la marchetta gli diceva che alla
ragazza piaceva tanto farsi tintillare i capezzoli
da dietro. E come fare per farla venire due o tre volte.
Steed le mandava rose. Le cantava canzoni. Steed se la scopava
su sedili d'auto e in vasche da bagno,
giurandole amore eterno ed eterna devozione.
Poi smise di chiamarla per una settimana. Due. Un mese.
E quindi finse di incontrarla per caso, di nuovo in chiesa.
Lì, Steed le disse che era finita, perchè lei era troppo
porca. Praticamente una puttana.

"Giuro" dice il Mezzano,"che riuscì a dare a lei della puttana.
La faccia tosta di quel ragazzo..."
Che Dio lo benedica.

Tutto questo, il piano segreto del Mezzano per regalare alla sua
ragazza
un cuore prematuramente, acceleratamente spezzato. E quindi
raccoglierne i pezzi.
L'ultima volta che vide Steed, gli pagò cinquanta dollari extra per
un pompino.
Steed in ginocchio, al lavoro tra le sue gambe.
Così, quando la sua futura moglie avesse avuto i suoi orgasmi
multipli frutto di indagini accurate,
l'uomo nella sua testa non sarebbe stato un completo estraneo
per suo marito,
il Mezzano.

(Tratto da
Cavie, di Chuck Palahniuk, 2005)

lunedì 23 giugno 2008

This Will Destroy You - This Will Destroy You


(Questa è una recensione scritta mesi fa per Ondalternativa.it ma per una serie di disguidi non è mai stata pubblicata. Mi piaceva e mi andava che fosse qua)

Quando si scrive un recensione di un disco post-rock ci si trova sempre nell'imbarazzo di scegliere un approccio che ricalchi a livello di linguaggio quello che già si è scritto per molti altri gruppi simili. Si tende insomma a ripetersi.
I più cinici potrebbero affermare che questo è dovuto al fatto che questo genere tende al chiudersi in se stesso, in una formula ormai consolidata e che rischia sempre di più a non riuscire ad aggiungere niente da dieci anni (o di più se vogliamo andare a cercare i primi segni della sua apparizione) a questa parte. Il disco omonimo dei texani This will destroy you pubblicato all'inizio di questo 2008 è facilmente criticabile in questo modo se, nell'ascoltarlo, ci concentrassimo sopratutto in cosa di già sentito esso propone, e con la conseguente facilità liquidarlo per il suo essere, a tutti gli effetti, un disco post-rock “classico”. Il passo quadrato delle batteria, gli arpeggi dilatati e le strutture reiterate con i crescendo esplosivi in chiusura. Solita roba. Ma c'è dell'altro in questo primo album (a cui era preceduto solo un EP) dei TWDY che lo eleva a qualcosa di più dell'ennesima variazione sul tema. C'è una visionarietà di fondo quasi tangibile, c'è la capacità di scrivere degli ottimi pezzi che scorrono via invisibili e profondi come i pensieri che ti attanagliano durante l'ascolto. C'è la capacità di usare l'elettronica, i droni, i tappeti di suoni anche molto diversi tra loro, in maniera così organica ed efficace che dona al tutto una unità e una coerenza che difficilmente abbiamo sentito dalla stragrande maggioranza dei gruppi che si affacciano e si confrontano ai mostri sacri del genere. E' un buon disco, pensoso, profondo e che non si abbandona alla facile emozionalità, puntando piuttosto ad arrivarci con eleganza e senso della misura. Se proprio dovessimo cercare la critica ad ogni costo è negli arrangiamenti di batteria che, quando non è accompagnata e punteggiata dall'elettronica (come in A Three-Legged Workhorse e They Move On Tracks Of Never-Ending Light), qualche volta è decisamente sotto tono rispetto a tutto il resto.
I This will destroy you mal si sposano con l'atteggiamento quasi schizofrenico delle ricerca dell'ultima moda o della (finta) originalità a tutti i costi che sembra aver colpito tutta la produzione musicale indipendente, quindi non sarà in grado di far cambiare idea a chi il post-rock non lo ha mai digerito. Ma se non volete altro che potervi perdere nei sentieri dei vostri pensieri questo disco saprà accompagnarvi con la sua soffice e rara bellezza.


Track list:
1. A Three-Legged Workhorse
2. Villa Del Rifugio
3. Threads
4. Leather Wings
5. The Mighty Rio Grande
6. They Move On Tracks Of Never-Ending Light
7. Burial On The Presidio Banks

Sito della band su myspace