martedì 5 giugno 2007

The Books@Teatro Palladium

Mag 20 2007, 14:34

(Foto di Stella Ziggiotti)

Mer 16 Mag – The Books
Con il concerto di mercoledì scorso al teatro Palladium di Roma, siamo giunti al secondo incontro dell'anteprima di Dissonanze, il festival di musica e arti elettroniche che l'1 e il 2 giugno si terrà al palazzo dei congressi di Roma. Seguendo l'esibizione di Karlheinz Stockhausen che si è tenuta all'Auditorium, questo dei The Books è stata un'occasione per presentare un altro punto di vista sullo sfaccettato mondo della sperimentazione elettronica. Infatti, laddove il Maestro ci ha mostrato la dirompenza espressiva della sua musica, che da tradizione dei più grandi artisti e compositori tedeschi rappresenta e manifesta la magnificenza della libertà e della volontà creativa del pensiero umano, lo spettacolo dei The Books ha completamente un'altra dimensione, più piccola e intima.

Il mondo acustico-elettronico di questo duo così particolare, (Nick Zammutto è un restauratore e sperimentatore visivo mentre Paul do Jong è un musicista-insegnante) si sviluppa ponendo come soggetto principale la preservazione della memoria e la sua rappresentazione tramite il linguaggio, utilizzando come mezzo principale l'uso di elementi minuscoli, quasi insignificanti, piccoli frammenti audiovisivi collezionati in anni e anni di ricerca nella loro preziosa biblioteca, quel luogo fisico e ideale in cui questo progetto (non a caso, i libri) si colloca.

Proprio da un tipo particolare di frammento inizia il concerto. Poco dopo il loro ingresso sul palco infatti apriranno con All A’s’, un pezzo scritto recentemente da Zammutto in occasione della nascita del suo primogenito. Mentre intonano con i loro strumenti questo primo brano, contemporaneamente alle loro spalle vengono proiettate, su uno schermo, delle lettere dell'alfabeto in sequenza che diventano delle immagini pulsanti, mutevoli, cangianti e che seguono la strana danza suonata dai due musicisti e da quella sorta di conto alla rovescia casuale che una voce fuoricampo inizia a scandire. Con questo brano i The Books presentano a tutti gli effetti la loro dichiarazione di intenti. Le lettere che ci vengono mostrate, nelle loro mille mutazioni, sono gli elementi fondanti del nostro linguaggio (e quindi della memoria), e sono elementi che nelle loro pressocchè infinite ricombinazioni possono assumere sempre nuovi significati e forme, così come le schegge che compongono i loro brani.

Con i pezzi seguenti (If Not Now, Then Never e Don’t Even Sing About It) i due artisti innescheranno il loro personale modo di sviluppare questa tematica. In video si inseguiranno di volta in volta alcune delle sequenze recuperate da Nick, alternando piccole scene di vita familiare, vecchie pubblicità, documentari sportivi e immagini caledoscopiche. Alcune volte queste immagini confluiscono nel vivo andando ad insinuarsi anche nella musica di sottofondo, così come fanno gli stessi musicisti, scandendo con la loro musica e con le loro voci, tra parlato e cantato, il susseguirsi delle sequenze video ed ancora andando a loro volta ad infilarsi in quel tessuto comunicativo che hanno messo in piedi. E' questo continuo infrangersi tra le varie parti che rende così particolare l'esibizione dei The Books. E' un incessante richiamare, dialogare, inseguirsi e giocare con divertita ironia tra schermo chitarra e violoncello elettrico, tra la presenza fisica di Nick e Paul e le memorie, tra il video e il fuoricampo, tra gli strumenti suonati e quelli registrati, tra i sorrisi vivi e le smorfie riprodotte, creando davanti a noi un qualcosa che in continuazione cerchiamo di capire e decifrare nella sua interezza. E' come se fossimo stati messi di fronte ad una sorta di videoinstallazione multimediale nella quale l'esibizione dei due artisti non diviene più elemento principale di spicco e di attenzione, ma una concausa nella costruzione di un risultato che non è più della sola intenzione creativa di uno o più individuo, ma sintesi tra di essi ed il materiale della loro ricerca e rilettura.

Forse questo loro mettersi da parte, quasi per non scavalcare gli altri elementi (in un momento successivo addirittura Paul e Nick lasciano il palco mentre parte video e musica di Tokyo), ha addirittura in qualche modo causato un po' di perplessità nel pubblico del concerto, abituato invece nella predominanza della figura e del carisma dell'artista-musicista sul palco. Ciononostante in alcuni momenti, come la successiva personalissima cover di Cello Song di Nick Drake, l'attenzione e l'immersione del pubblico era comunque totale, nel seguire la voce di Nick Zammutto che intonava le prime note come un sussurro fino al crescendo, o nel farsi prendere dalla trasformazione dei duri colori della scala cromatica del Technicolor trasformarsi, lungo il procedere della canzone, in dolci colori a pastello.

(Continua su www.ondalternativa.it)

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