domenica 22 luglio 2007

Lavorare Con Lentezza

Quando nell'ottobre del 2004 uscì questo film ne sapevo poco o nulla. Forse perchè da lì ad un mese mi sarei laureato, poi sarei partito per Londra e tutta la serie di cose che ha comportato, ed avevo il cervello da un'altra parte. Non avevo neanche associato il film al video di Gioia e Rivoluzione degli Afterhours (una pessima cover degli Area a mio avviso) che in quel periodo capitava ogni tanto di vedere alla tv. Fatto sta che complici una discussione su Valerio Mastrandrea di ieri sera ed il mio rinnovato interesse per Wu Ming (visto che ultimamente sto cercando di capire dove sia andata a finire la mia copia di Q mai letta) oggi sono finalmente riuscito a vederlo. E mi ha tramortito.
Sarà che racconta la storia di radio alice (di cui ho sempre solo sentito parlare), ma soprattutto perchè mostra uno spaccato umano e politico che ho sempre amato ed odiato allo stesso tempo, ed è terribile quando in un film del genere non riesci a fare a meno di immedesimarti in ogni singolo personaggio.

Dopo la fine mi è rimasto un po' il senso di vuoto e di perdita, ed ho sofferto a non avere nessuno vicino con cui condividere queste sensazioni. Beh, se non l'avete ancora visto vedetelo, magari in compagnia.




Lavorare con lentezza è un film per tutte e tutti.

Quelli che un giorno di ferie in meno è un giorno di fatica in più.
Quelli che non gli batte il cuore quando risuona l'Inno di Mameli.
Quelli che non vogliono il Potere, ma solo potere.
Quelli che hanno perso il filo e il segno eppure vanno avanti.
Quelli che pensano che la classe a cui appartieni conta anche dopo la scuola.
Quelli che non si vergognano di prendersi sul serio e di ridersi addosso.
Quelli che l'aumento del PIL non gli da mai la felicità.
Quelli che in fabbrica o in carcere non ci manderebbero nemmeno lui.
Quelli che non si stava meglio quando si stava peggio.
Quelli che in televisione ci vanno solo come casi umani.
Quelli che i sacrifici han perso il conto delle volte.
Quelli che non ci sentono quando la Patria chiama.
Quelli che pensano che non ci sono stranieri.
Quelli che se si turano il naso non è per andare a votare.
Quelli che una rapina è sempre qualcosa di più d'un furto.
Quelli che preferiscono l'ironia alla nostalgia.

Trovare il linguaggio per raccontare nuove trasformazioni.

Guido Chiesa

venerdì 20 luglio 2007

Sat - Asat Ensamble


Non c'è niente da fare, la sorte in combutta con la mia pessima dentatura ha deciso di essere crudeli con me, ed eccomi qua alle prese con un ritorno di fiamma. Un ritorno di fiamma a base di faccia gonfia e cristoni tirati ritmicamente.

Che c'entra questo con la Sat - Asat Ensamble?
Assolutamente niente, o meglio, tutto.

Il gruppo è composto da 5 polistrumentisti che viaggiano sul sottilissimo filo di rasoio che separa il free jazz dall'improvvisazione radicale. Gli strumenti nelle loro mani non si limitano solamente a reinventare e mutare momenti melodici e ritmici, ma diventano anch'essi mutevoli. Prendiamo la chitarra ad esempio. Viene arpeggiata, pennata, graffiata, percossa, strusciata. Applicate questo anche al resto e vi farete una idea. Qua non si improvvisa solo quello che si suona, ma anche come lo si suona, con questo reinventare di volta in volta il ruolo di ogni strumento, ed il risultato vi assicuro, complice il fatto che a farlo sono degli ottimi musicisti, è davvero ottimo.

Devo ammettere di non essere un grande esperto del genere, che per me è sempre stato dominio di persone con una conoscenza molto più intima della musica. Ma la paura di rimanere senza punti di riferimento e perdermi in questi caleidoscopici pezzi, fortunatamente era infondata. Per quanto mutevole, infatti, c'è qualcosa che non ti fa mai sentire spaesato nell'ascolto della musica di questo quintetto. Ascoltando i pezzi sul loro mais peis ci si accorge subito che la loro produzione è densa, profonda, sporca a volte, e parallelamente al jazz emerge quell'irriquietezza tipica dell'hardcore, che in qualche modo ha molto in comune con la loro attitudine. I è in qualche modo una specie di loro dichiarazione di intenti: un magma di suoni che si tramuta e si reinventa, come per introdurre i momenti successivi. II invece parte con un parte con un doppio vivaldi/morricone che cambia fino a toccare fughe simil barocche e ancora una tribù inferocita per chiudere con una festosità quasi zigana. III è giocato sui vuoti e le trasformazioni e IIII che, come ci spiega Alessandro (trattenete il respiro perchè il periodo è lungo), è stato battezzato "Il treno dei desideri", per il suo rappresentare in qualche modo il perfetto schema dei processi mentali che può attraversare il protagonista della famosa canzone di Celentano nel punto in cui si accorge che non puo' prendere il treno e andare da lei perche' "il treno dei desideri nei suoi pensieri all'incontrario va". E diamine sarà anche fuori di testa come chiave di lettura, ammettiamolo, ma ce sta tutta!

Avrete solo da guadagnarci a dedicare il vostro tempo a questi 4 pezzi (o in questi 5 pazzi), e potrete così aggregarvi al sottoscritto nell'attesa di poter riuscire ad ascoltarli anche dal vivo. Io intanto riprendo a confidare nel collasso nervoso.

Il loro MySpace

venerdì 13 luglio 2007

Parentesi e paresi

E' buffo come una cosa tanto piccola alla fine ti porta a migliorare la giornata in maniera così decisiva. Stamattina avevo un appuntamento alle 8e30 dal dentista, per curarmi sto dente che dalla settimana scorsa mi ha fatto soffrire. Ora non poniamoci domande sulla legalità del far svegliare le persone a quest'ora per smucinargli nella bocca. Fatto sta che appena esco dallo studio con il dente incriminato ormai privo di vita, incrocio una ragazza carinissima con gli occhi azzurri che quando ricambia il mio sguardo mi regala un sorriso spontaneo ed un pizzico complice (quelli che piacciono tanto a me tanto per intenderci). Ricambio il sorriso come posso, e sono costretto a risparmiarmi qualsiasi comunicazione verbale di approccio, dato che non ero in grado di parlare senza sembrare il commissario Basettoni col sigaro in bocca. La cosa buffa infatti è che io avevo mezza faccia ancora addormentata dall'anestesia locale e guardando il mio riflesso su un vetro nella macchina vedo che in effetti ho stampato in volto una sorta di sorriso ammiccante e paraculo, e deve essere questo ad aver fatto colpo sulla tipa. Forse non mi avrebbe sorriso se mi avesse visto un secondo prima mentre tentavo di sputare per togliermi il saporaccio di medicazione in bocca, con l'unico risultato ottenuto il creare una nuvoletta di saliva spruzzata a 360° alla "faccia di culo" di the preacher. Se avete letto il fumetto capite cosa intendo.

Fatto sta che x la prima volta in vita mia sono stato felice di essermi svegliato presto per andare dal dentista, e non tutti possono vantare questa cosa.


martedì 10 luglio 2007

Pain in the Japanese Teeth


In questo ultimo periodo ho ripreso una vecchia passione del passato. Infatti oltre a scrivere e ascoltare musica elettronica prima (circa un 3/4 anni fa) mi dilettavo anche a comporne della mia. Per tutta una serie di motivi avevo interrotto, ma questo inverno mi sono dovuto improvvisare musicista per scrivere la colonna sonora del videogame che ho prodotto durante il master dell'anno scorso. Questa cosa mi ha fatto risalire la scimmia e qualche tempo mi ci sono rimesso dietro. Quindi sfrutto l'occasione per condividere con voi l'ultima mia fatica. Questo pezzo non è ancora finito al 100% ma avevo voglia lo stesso di farvelo ascoltare.



E' inutile dire che il suddetto brano è sotto licenza Creative Commons.

Spero che vi piaccia.

lunedì 9 luglio 2007

Matmos - Lipostudio...And So On


Sono due giorni che ho un mal di denti che mi sta facendo uscire di senno, e mentre faccio surf nei pressi della soglia di sopportazione del dolore la mia sanità mentale (che a questo punto della mia vita è pronta davvero a tutto) si diverte a tenermi in questo stato di follia controllata. E allora cosa c'è di meglio se non un bel video dei Matmos, tratto da quel capolavoro di paranoia medica che si chiama A chance to Cut is a Chance to Cure? Certo in questo non ci sono le campionature di trapani dentistici, ma non vi deluderà, ne sono certo. Io intanto confido nel collasso nervoso.

domenica 8 luglio 2007

Totipoeta - Omonimo


Ci sono giornate estive passate nel dolce torpore di luoghi naturali dal sapore ancora un pizzico incontaminato, con freddi fiumicciattoli nei quali immergersi e farsi il bagno, tra le carpe (o erano trote?) ed i sassi e i muschi sotto i piedi. E ci sono gli amici a rendere il tutto ancora più solare, con i sorrisi, gli sguardi e la pelle arrossata dal sole. Gli stessi (o almeno alcuni) con i quali poi concludi serata tra le strade di S.Lorenzo ad incontrare e conoscere persone vecchi e nuove e parlare di gioie e dolori con quella leggerezza di chi sà che dopututto siamo stati fatti per farcela.
E' dopo giornate come queste (che arrivano guarda caso sempre dopo settimane importanti e vitali) che assapori meglio quella fragranza tipicamente estiva che dopo tanti sforzi ti sei guadagnato.

Per questo vi parlo di un disco che forse non vi aspettereste in questo combustivo blog. Quello che sto ascoltando anche ora che vi sto scrivendo è il disco di Totipoeta, un cantautore che ho scoperto qualche settimana fa grazie ad una delle belle serate organizzate dal collettivo di Sporco Impossibile alla galleria Alberto Sordi al centro.
Questo disco è come un falò estivo (rimanendo sempre in temi di fiamme) che ti scalda e sul quale ballare, sorridere, e godersi nel fresco del mare o nel tepore di queste belle serate romane.

Rimettendomi il cappello del recensore posso dire che la musica di Totipoeta si colloca in quell'immaginario della generazione cantautoriale italiana degli ultimi anni. Quella di Daniele Silvestri, Max Gazzè e di Mao e la rivoluzione (ma si sente anche l'influenza di gruppi meno famosi come i Fumisterie). Da questi artisti riprende la stessa capacità di creare con gusto ed intelligenza delle immagini che appartengono un po' a tutti. Ma a differenza di questo gruppo di artisti, nella sua musica c'è sempre quel sorriso sincero e spontaneo che porta a parlarci questo ragazzo siciliano con una leggerezza disarmente di piccole e immense storie di vita.
Si parte dal corpo con il suo movimento e dagli sguardi delle prime due tracce (Ancora spento e La bellezza è nei miei occhi) con quel senso di smarrimento e fascino per quelle cose di noi che ancora non riusciamo a capire mentre andiamo avanti. Ma è mentre scopriamo tutto questo che la vita ci appare come nient'altro che un favola, tra la consapevolezza ed il mettersi in guardia della sua illusione ma allo stesso tempo è proprio questo che alle volte ci spinge a prendere il trampolino e volare su ali di carta (Solo una favola). E forse è proprio su questo rapporto tra questi due elementi che si fonda di tutta la sua musica. E se prima parla di personaggi immaginari e non (Il walzer del pentito: "La storia si scrive da sola e cambia da come tu la sai gesti, se m'alzo o m'alzo domani, se t'amo o non t'amo... da cose così!". E in a Gino) poi si ferma un secondo a pensare che "Ma dall'illusione nasce la distruzione, il pensiero spesso vola senza congnizione [...] Ho capito e vi ringrazio per la spiegazione, sciolgo rime e vivo al lume dell'idealizzare, il mio male è render tutto un po' migliore" (L'idealizzato). Per poi riperdersi in questo mare in quella bellissima canzone d'amore che è Catodica , fino a concludere questo piccolo viaggio in La scelta nella quale si rimane saldamente nella realtà, ma negli occhi sempre quel "l'ultima luce che vidi, ora è un bagliore distante, quasi una goccia di vita che dagli occhi discende e della memoria rinasce" (L'ultima luce) e con in mente quel "voglio annientare questo trauma cerebrale per cercare nella polvere la mia parte migliore" che appare, defilata, nella ghostrack.

Tracklist:
  1. ancora spento
  2. la bellezza è nei tuoi occhi
  3. solo una favola
  4. il walzer del pentito
  5. a Gino
  6. l'Idealizzato
  7. catodica
  8. la scelta
  9. l'ultima luce (+ghost track)
Per ascoltare i suoi brani:

Sito Ufficiale
MySpace

martedì 3 luglio 2007

Tomahawk - Anonymous / TIED + TICKLED TRIO - Aelita

Sono qui che scrivo in accappatoio, dopo una mattinata passata a smontare, piegare, spostare, schiodare, raccogliere, pulire e ammucchiare roba sotto il sole cocente. Considerate che oggi mi sta aspettando un pomeriggio analogo, con l'unica differenza che la roba ora va montata. Questa notte ho dormito 2 ore. Mettetici che sono reduce da una settimana lavorativa piuttosto intensa e aggiungeteci che quel poco di tempo libero che ho avuto (la notte) l'ho passata a suonare su Live o a divorare libri. Quindi, ad occhio e croce, se vi dico che ho avuto poco tempo da dedicare a questo blog penso che vi possiate fidare sulla parola.

Per questo vi segnalo in maniera coincisa alcuni cd che ho ascoltato in questa settimana:

Tomahawk - Anonymous
Non contento di aver partecipato ad uno dei dischi rock più importanti del 2007 (ovvero Mirrored dei Battles), John Stanier fa il bis con questo discone capitanato dal sempre prolifico Michelone Pattone (ok chiudo qua con gli accrescitivi) e da Duane Denison.
L'intero lavoro è caratterizzato dalla riscoperta del patrimonio musicale degli indiani d'america (i quali piuttosto che riscoprirli loro preferiscono dedicarsi al blues o alla new age) dei canti, inni, dalle danze rituali ed invocazioni spiritiche rileggendoli in una chiave rock del tutto atipica. Non ho tempo di spiegarvi troppo nel dettaglio, ma immaginate che qua si spazia dalla psichedelia al trip hop passando per il math rock. Ascoltatelo che ne vale veramente la pena.

TIED + TICKLED TRIO - Aelita
Un gioiellino. Atmosfere da sogno, suoni di xylofoni che richiamano tempi lontani con un pizzico di malinconia. Una elettronica delicata e coinvolgente, che gioca con la tua pelle tra graffi e carezze, tra ipnosi e stimolazione, con strizzate di occhio random tra jazz, post rock, e dub. Un bel disco da ascoltare tra le luci notturne del raccordo anulare o a casa in piena notte.
Accompagnato dal sospiro alternato e/o congiunto vostro e del/i vostro/i partner del momento è il top.
Godetevi la scopata e lasciatemi una riga nei commenti per farmi sapere com'è andata e dove e quando mi offrirete una birra per ringraziarmi della preziosa dritta. In alternativa va bene anche un bicchiere di ottimo bianco... in alternativa alla birra, non alla scopata, ovviamente.

Volevo scriverne un altro paio di microrecensioni ma la fame e la stanchezza sò quelle che sono e mi hanno tagliato le gambe. Quindi perdonatemi se continuo ad usare la seconda persona plurale... è colpa del sole.

ps. ho dato una piccola editata (Nur storcerà il naso per questa parola)... anche ora scrivo in accappatoio, anche ora vorrei scrivere qualcos'altro, anche ora però la fame e la stanchezza si oppongono fiere e decise dopo queste 10 ore di lavoro semi ininterrotto... l'unica differenza e che ora odoro anche di crema doposole, se potesse interessarvi.