martedì 5 giugno 2007

Slint@CircoloDegliArtisti.

Giu 5 2007, 2:24

(Foto di GiampaoloM )

Mar 29 Mag – Slint performing Spiderland Slint

Come me molti altri aspettavano questo giorno con impazienza. Probabilmente dallo stesso momento che hanno conosciuto gli Slint dalla prima volta.
Dal momento che hanno ascoltato Spiderland per la prima volta.

Si è detto tantissimo sul lavoro di questo gruppo. Di come, volente o nolente, abbia influenzato la crescita di due generi che hanno infuocato in questi ultimi anni: il e il . Quei quattro ragazzi immersi nell'acqua hanno preso per la coda quel qualcosa di trasversale che suonava nella musica attorno a loro e l'hanno messo su Spiderland, il disco che ci faranno ascoltare oggi, al Circolo degli Artisti di Roma, dopo più di quindici anni dalla sua uscita.

L'entrata del Circolo è riempita quasi completamente dal bus del gruppo, e passiamo di lato per fare i biglietti e per entrare. Non c'è ancora molta gente ed una volta in sala è facile trovarsi sotto il palco a fare due chiacchiere e prendersi una birra con gli innumerevoli amici intervenuti come noi.
Sul palco è tutto già montato e, a parte gli strumenti e l'amplificazione, ci sono solamente alcune luci da teatro, posizionate a terra e rivolte verso l'alto. Dopo poco sale Alexander Tucker. Si presenta e ci saluta con un sorriso più caldo di quello che ti aspetteresti da un inglese. Si siede sullo sgabello ed imbraccia un piccolo strumento elettrico a corde che suona con un archetto.

Dopo poco il suono dello strumento viene ripetuto da un delay digitale, mentre il musicista suona un altro fraseggio, ripetuto assieme a quello precedente, prima di prendere la chitarra ed avvicinarsi al microfono. E' così che questo inglese crea il tappeto sonoro sopra cui costruirà i suoi pezzi. L'effetto finale ha quella stessa capacità di straniare l'ascoltatore di, non a caso, Everyone Alive Wants Answers di Colleen. A differenza della francese però, con l'uso di un cantato sentito e ispirato, Alexander riesce ad aggiungere al tutto un'emozionalità più umana. In alcuni momenti il coro creato dalla sua stessa voce è veramente coinvolgente.

Il palco viene smontato delle pochissime cose del musicista che ha appena suonato e vengono sistemati i piccoli dettagli, e si provano brevemente per una ultima volta i suoni. Dopo un po' salgono silenziosi sul palco gli Slint. Un sorriso fatto unicamente con lo sguardo in direzione del pubblico e poi vanno nelle rispettive posizioni. Si guardano per un attimo. Si spegne la luce.

Dal nulla viene battuto il quattro, una delle luci si accende in direzione di una delle chitarre e partono i tre inconfondibili armonici tra l'ovazione del pubblico. Dalla parte opposta, defilato quasi dietro una cassa, la voce di Brian McHanan inizia"I stepped out onto the midway. I was looking for the pirate ship and saw this small, old tent at one end."

E' PlayBreadcrumb Trail, quelli che abbiamo davanti sono gli Slint e questo è l'inizio di Spiderland.

Loro sono lì, dopo questa lunga pausa di anni. Li guardiamo per un attimo prima dell'inizio del prossimo brano, PlayNosferatu Man, ed è strano vederli e rendersi conto che sembrano come quegli ologrammi che hanno due immagini che cambiano spostando lo sguardo. Vedi il loro viso non più da ventenne segnato sensibilmente dal tempo, ma al tempo stesso traspaiono quei ragazzi, con la loro inconfondibile inquietudine di tanti anni fa. Suonano ascoltandosi, scambiandosi gli sguardi, concentrati ad ogni attacco che eseguono sempre alla perfezione. La loro non è mancanza di sicurezza, o ruggine con gli strumenti. In questo luogo si respira quello stesso spirito che c'è in una sala prove privata, quando i pezzi vengono ripetuti per il semplice gusto di suonarli per se stessi, e lasciarsi trascinare. E noi siamo i fortunati invitati a cui è stata offerta la possibilità di essere presenti.

Britt Walford lascia la batteria andandosi a sedere sullo sgabello al centro del palco, abbracciando la Telecaster. Le due chitarre partono all'unisono sulle note di PlayDon, Aman. L'atmosfera è assoluta, così com'è assoluta la concentrazione del pubblico, ipnotizzato dalla sua voce.
Non ho mai sentito il Circolo immerso in un così rispettoso silenzio, silenzio che verrà rotto una volta partita PlayWasher, quando la folla spontaneamente non riesce a fare meno di cantare assieme a loro quel tristissimo "Goodnight my love. Remember me as you fall to sleep" che da il via ad uno dei momenti più intensi della serata e del disco. E' impressionante constatare la cura con cui ci viene riproposto quel loro suono così asciutto e crudo, e di come il live riesca al tempo stesso a rafforzare ancora di più quel contrasto tra l'aridità dei suoni e l'intensità della loro musica.

L'applauso è interminabile. Pausa. Parte il basso di PlayFor Dinner... che ci accompagnerà per tutto questo lungo pezzo strumentale.
Dal pubblico un tale urla "Buongiorno Capitano...Mi manchi capitano" e di seguito parte l'omonima canzone, PlayGood Morning, Captain, canzone di chiusura di Spiderland.

Il gruppo esce per una piccola pausa (più per sottolineare la fine dell'album che altro), per poi ritornare e suonare i due pezzi usciti nel loro Ep del 1994, PlayGlenn e PlayRhoda, due pezzi strumentali che rompono un po' con quelli precendenti per maggiore complessità e forza. Chiuderanno poi con Kings Approach un nuovo componimento del gruppo che, assieme alle risposte genitilissime alle domande che gli poniamo a fine concerto (si, hanno qualcosa che bolle in pentola ma ancora niente di preciso), fa ben sperare in una loro uscita discografica futura di qualche tipo, rimando ad allora qualsiasi ulteriore commento.

E' stata semplicemente una serata magnifica.

(anche su www.ondalternativa.it)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e